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BICI, AMORE & LIBERTA'....la mia prima Eroica a Gaiole

5/10/2017

6 Commenti

 
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Sembra uno slogan hippie  e   in effetti  lo è:  l’unico che mi viene in mente  per  intrappolare  quello spirito frizzante, quella passione coinvolgente e quell’atmosfera  trascinante  dell’incontro di nazioni e di generazioni  che ho vissuto in un unico grande weekend a Gaiole in Chianti. 
Si,   la mia prima Eroica è stata quasi  un’esperienza psichedelica, una tre giorni di qualcosa di speciale da cui ancora faccio fatica a riprendermi  e che  è impossibile raccontare completamente o almeno non ci si può riuscire soltanto a parole.
Proverò a superare l’ hanghover mettendo insieme qualche impressione, ricordo & immagine  di questa Woodstock del ciclismo giunta alla sua XXI edizione……sognando già la prossima.
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​ALL YOU NEED IS BIKE ….....e un po di rock&roll
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 L’ Eroica è un happening mondiale, non è soltanto la  ciclostorica più conosciuta al mondo: è un Festival del ciclismo vintage che richiama ogni anno,  nel primo weekend di ottobre, in una piccolissima località del Chianti, Gaiole, migliaia di appassionati da tutto il mondo  ( quest’anno da 57 nazioni).
E quando arrivano 7mila persone con altrettante biciclette in un paesino della campagna  toscana, scatta la bagarre: musica, risate, via vai di  ’ferri vecchi’ tirati a lustro, di hipster in coda al barber shop ( c’è anche il concorso barba e baffi eroici) , di eleganti signorine inrossettate  tutte velette pois e calze a rete, voci, mercatini, le maglie un po naif, i colori, gli  abbracci etc etc  è uno spettacolo così da venerdì fino a domenica sera. 
Insomma  se pensate che l’Eroica sia la fiera del vecchio o la sagra della porchetta, vi sbagliate di grosso. Oddio la porchetta c’è, anche la finocchiona c’è, come pure il vino buono e i ciclisti d’antan, gli irriducibili alla Coppi e Bartali, ma gli Eroici sono molto di più.  Sono sognatori, gente  allegra e innamorata  con la voglia di rivivere un’esperienza fatta di avventura e bellezza, ma anche di sfida e soprattutto di fatica, come si faceva una volta in sella ad una vecchia  bici lungo le strade non asfaltate di questa splendida campagna senese.
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​CHIEDI ALLA POLVERE

Giàl’asfalto. In questa porzione di Toscana  praticamente non esiste: le strade sono bianche, sterrate, sdrucciolevoli, sabbiose, insidiose …macinare chilometri qui non ha senso figurato ma  assolutamente compiuto!  Abituata come sono  alle  mie granfondo, dopo i primi 30km ho giurato a me stessa che non mi sarei mai più lamentata delle buche di casa nostra, dei dossi e delle crepe  nell’asfalto. 
Dopo i primi 40 km invece ho iniziato a capire il motto  dell’Eroica   ‘La bellezza della fatica, il gusto dell’impresa’ soprattutto ho capito cos’è  un’impresa! E’ restare in sella e continuare a farlo sfidando le leggi dell’equilibrio e  della fisica in generale…perchè vi garantisco che non si è mai abbastanza allenati di fronte a una salita al 26%  ( Fonterutoli) in sella ad  una splendida ma pesante   Moser del ’70 in alluminio montata con campagnolo  42/28 
E ti scappa da ridere se pensi che per andare a fare il Mortirolo a luglio  hai obbligato il tuo meccanico a modificare le corone della guerciotti  per farci mettere il 30! 
A dire il vero, in 209 km può capitare di sorridere più spesso di quel che si pensi. Può succedere quando cerchi il cambio sul manubrio ma ti ricordi che le levette sono sul tubo del telaio obliquo o quando tenti di sganciare il piede ma improvvisamente lo avverti ingabbiato e accinghiato nel pedale e ripensi a quando le prime volte su strada ti dimenticavi di sganciarlo  e cadevi a terra come un sacco di patate, magari davanti al ciclista più figo del paese…. chissà come se la caverebbe lui qui ora al posto tuo.
Sorridi quando alla fine della   salita improvvisamente dietro la collina e i cipressi in fila indiana sbuca l’alba  all’orizzonte e il rosa invade campi e  cielo…un po anche ti commuovi  perchè a una bellezza così non ci eri più abituata. 
Ridi invece a crepapelle quando fai la prima discesa, la bici ti scappa via come un cavallo impazzito che fai fatica a domare, tieni  la presa alta  e ti si ingessano le braccia,  presa bassa scendi come un falco in picchiata e allora chiudi un occhio come se facendo così quel momento passasse in un battibaleno, poi lo riapri e vedi gente scendere in una maniera così strampalata e straordinaria che la paura scompare e resta solo l’allegria di quel delirio collettivo. 
Resta anche tanta polvere, parecchia, sulla divisa di lana, sulla borraccia ammaccata  e sulle mezze dita lasciate scoperte dai guantini bianchi in crochet, imbrattati  ormai  anche  dal nero dei freni. 

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​ON THE ROAD tra  i folli corridori
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Come dicevo, io sono abituata alle  granfondo e in realtà confesso di aver scelto il percorso eroico da 209km forte proprio della mia esperienza su strada, per cui mentre i miei compagni  mi guardavano allucinati e preoccupati per il chilometraggio e soprattutto per i 3800 mt di dislivello per me questo non era assolutamente spaventoso. Quest’anno mi sono regalata  anche percorsi da 300km e salite abbastanza mitiche, ho pensato cosa saranno mai duecentochilometri di una ciclostorica.
Ecco, saranno qualcosa a cui nessuna granfondo ti avrà  mai veramente preparato perchè l’Eroica è una gara completamente diversa, anche se  un pò sorella  della gf e infatti ho poi scoperto che  Giancarlo Brocci se l’è inventata 21 anni fa proprio dopo aver organizzato la sua prima granfondo dedicata a Bartali.
Comunque, la vera  grande differenza è  che l’Eroica  non è una gara! Non c’è classifica, non ci sono chip o tempi cronometrati. Vincono Tutti!
All’ Eroica infatti il tempo non conta  veramente, ognuno fa il suo , ognuno tiene il suo ritmo   perchè  l’unico  obiettivo è arrivare fino in fondo.  Sembra facile a dirsi, ma non lo è: le salite sono ripide, le bici sono dure, i rapporti sono troppo pochi e i chilometri invece davvero tanti. Non mollare e arrivare al traguardo  non è scontato, è da veri eroi.
Resta comunque una folle corsa, anche senza  agonismo perchè  resta   la sfida con se stessi e i propri limiti,  una sfida senza tempo   perchè  queste strade ti impongono di  viaggiare lento e i ristori sono così buoni e genuini che non puoi fare a meno di fermarti anche se  i cancelli dei passaggi hanno degli orari limite e se ti sei prefissato di fare il percorso lungo conviene non sforarli. 
All’Eroica non esistono chip, non esistono  garmin, non esiste  strava ( va beh qualcuno ce l’ha, ma qualcuno ha  anche il 32 !) l’unica cosa che certifica il tuo percorso è il Road Book  con tutti i 9 timbri dei punti di passaggio..ma anche  i dolori a mani e braccia testimonieranno  la tua impresa!
L’Eroica è un grande gioco si, con delle regole tecniche precise che riguardano soprattutto  l’equipaggiamento ( biciclette anteriori al 1987, con fili esterni e cambio a leva, puntapiedi e abbigliamento d’epoca) ma è un gioco in cui ci si sostiene ed aiuta a vicenda, perchè gli imprevisti sono dietro l’angolo e non risparmiano neppure le leggende del ciclismo come il povero Felice Gimondi che si è infortunato al 40simo km. 
Tutti  possono provare a farla, dal meno al più esperto, perchè di percorsi ce ne sono addirittura cinque: 46km-75km-115-135-209km e ogni tracciato è ugualmente fantastico perchè  attraversa quel meraviglioso territorio  del Chianti Classico, dalla val d’Arbia alla val d’Orcia passando per i borghi più suggestivi delle colline  senesi, dal Castello di Brolio fino alle porte di Siena.
Io,  convinta  dai miei compagni di avventura , il super ciclomeccanico e ciclocollezionista Antimo Di Palma, il superultraciclista Michelangelo Pacifico e la coppia epicoeroica  Rocco & Michele ( che però hanno optato per il 135km), sono partita da Gaiole poco prima delle  6.00 del mattino e mi sono tuffata nel buio di questa magica avventura lunga più di 200km e 14 ore. 
Un’avventura tanto faticosa quanto sorprendente, fin dalla prima salita tra i filari di cipressi della strada sterrata che porta al Castello di Brolio, illuminata dalla luce delle fiaccole , la prima salita in cui mi tocca mettere i piedi a terra  e camminare per la caduta di uno sventurato davanti a me. La seconda su cui mi toccherà scarpinare qualche metro sarà la tremenda Monte  Sante Marie, ma riuscirò a scollinare in sella alla mia moserrissima e mi verrà quasi un infarto non per lo sforzo ma per l’emozione di aver collezionato anche quella che è la salita del  mitico  Cancellara! 
Di tutto il lungo resto della giornata  ho numerosissimi  flash, qualcuno davvero esilarante, che  ancora sto tentando di riordinare e forse ci riuscirò soltanto quando l’emozione sarà scesa un po se mai succederà.  Ricordo benissimo però  il ristoro di Montalcino, dove quattro simpatici vecchietti tra aneddoti, risate e fette di pane e olio  mi hanno versato 3 bicchieri di vino ( uno in più dei miei compagni)  perché all’Eroica non esistono i sali, di donne li non ne avevano ancora viste e la strada era  ancora lunga ed insidiosa. In effetti il bello doveva ancora venire, ma se ci penso ora mi scappa da  ridere e non la finisco più ( sto pensando alle cadute fantozziane di cui son stata testimone ma anche alle mie manovre per tentare di restare in sella quando mi sembrava di guidare una bagnarola al posto di una bicicletta).
Ricordo altrettanto bene il mio esausto arrivo alle 20.00 di  domenica sera, un po sudata un po infreddolita e il mio unico pensiero di voler raggiungere l’alloggio per lavarmi e dormire cancellato in un micro secondo  da interminabili e  assordanti applausi e urla di un  pubblico favoloso che ancora era  in piazza  ad aspettarci. Un’emozione che non scorderò mai, la passerella, la foto, la medaglia, i complimenti della gente, quel preciso momento in cui  capisci davvero di essere eroico!
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partenza ore 06.00
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Michele & Rocco all'arrivo
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Io, Pacifico & Antimo all'arrivo


LA MIA RAINBOW FAMILY​

E mai mi scorderò di  chi mi ha permesso di vivere questa impresa, la mia crew, il mio Gruppo ciclistico ’95 Novara.
Primo Antimo di Palma, che a febbraio mi ha convinto ad iscrivermi alla ciclostorica più pazza del mondo e da marzo a luglio ha montato smontato riassemblato non una  bensi  due biciclette, ha preparato la divisa, ha cercato di istruirmi quanto basta  e mi ha portato alla mia prima ciclostorica,  L’Ambrosiana di Milano, facendomi conoscere un mondo completamente nuovo e amici decisamente pazzeschi  come Paola Macedo la n.1 delle ultracicliste con cui spero di  fare l’Eroica 2018 ! 
Poi Michelangelo Pacifico, il mitico ciclista anticonformista e anticonfort in generale, uno capace di attraversare l’America in bici in 19 giorni, rientrare in Italia e ripartire sempre in bici per il battesimo del nipotino al Sud.  Oltre che fonte di ispirazione, emulazione ancora non me la sento, è stato per me anche fonte di conoscenza: mi ha fatto scoprire che persino  con la bici vintage se usi la presa bassa in discesa sei decisamente più comoda, risparmiandomi probabilmente l’amputazione degli arti superiori che dopo la prima discesa pensavo di non avere più. 
Seguono Michele & Rocco, i  Totò e Peppino del gc’95, esploratori e buongustai che non si perdono un’occasione per fare festa in compagnia, sempre pronti a  riordinare le idee di tutti   e trovare la soluzione giusta al momento giusto,inseparabili soprattutto nelle avversità ciclistiche. Sono arrivati a Gaiole con l’intenzione di fare il percorso breve ma non ci è voluto molto a dirottarli sul medio ( e se uno dei due non avesse rotto i raggi magari anche sul  lungo). Il giorno dopo l’Eroica non paghi di tutte le bellezze osservate durante la cicloturistica, hanno organizzato una gita a San Gimignano con tappa al forno Boboli per una schiacciata al volo.
Infine,  chi non ha pedalato e si è letteralmente occupato di noi preparandoci ogni giorno prelibatezze della cucina piemontese, Mamy e Papy come sono soprannominati da anni nel  gruppo: Ennio e Laura, non una semplice coppia ma un vero e proprio tandem da combattimento, i padroni indiscussi dei fornelli del casale Riecinino: nel Chianti  un bis di risotti con funghi e salsiccia e gorgonzola non si era mai visto! 
Quando ho varcato la porta del salone domenica sera, mi hanno prima sommerso di baci e abbracci poi di pastasciutta e litri di chianti perchè anche loro come i vecchietti di Montalcino credono nel potere ricostituente delle pietanze genuine di una volta, alla faccia del potassio magnesio.
Nella cartolina della mia prima Eroica c’è anche  Vincenzo, che questa volta oltre suo figlio  Michelangelo ha dovuto seguire tutti  noi  e ha letteralmente raccattato la sottoscritta  che dopo aver tagliato il traguardo non aveva nessuna intenzione di fare mezzo metro in più.
Trascorrere  tre giorni  con  persone così,  in un antico rustico delle campagne sopra Gaiole, nell’attesa che avvenga qualcosa di grande, sommersi nella tranquillità della natura toscana , ti fa sentire  davvero  un po come  una comune hippie che in effetti faceva proseliti sera dopo sera, brindisi dopo brindisi. Soprattutto, ti fa respirare  quegli autentici valori di amicizia e fratellanza che sono poi alla base dell’esperienza Eroica e della vita!


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Gita a San Gimignano

​I HAVE A DREAM…..lo stesso di Brocci

Quindi, che cos’è l’Eroica? L’Eroica è un Sogno che fa il giro del pianeta. E’ il sogno che 21 anni fa Giancarlo Brocci è riuscito a trasformare   in realtà: una visione fatta di emozioni e passioni in cui si intrecciano lo sport più popolare del mondo e l’amore per  la propria terra, la volontà di valorizzarla sottraendola all’asfalto e conservandone l’unicità:  le strade bianche.  
L’Eroica è un grande viaggio, nello spazio e nel tempo, un rituale che ti permette di rivivere il mito di un ciclismo di altri tempi non con nostalgia ma con allegria e speranza.  Nel Vademecum del ciclista eroico si legge: 
Pensa ad un ciclismo eroico del futuro, che sappia riscoprire oltre ai valori, il piacere dell’avventura, della scoperta, dell’imprevisto, del viaggio. Immagina tutto questo!
L’Eroica sono 7mila  sogni  più il mio, che ho cercato di raccontare per dimostrarvi che un’ utopia può davvero diventare realtà e che una  bicicletta può veramente cambiare il mondo anzi addirittura salvarlo ( le strade bianche sono li a dimostrarvelo), basta semplicemente voler  accorgersi che i valori di un tempo, quelli autentici non sono mai davvero scomparsi. 
Che cosa mi resta dell’Eroica? Tutto: le salite, il breccino, la bellezza, l’alba, il tramonto,  la fatica, i sorrisi della gente, la musica, il chianti, la ribollita, gli amici, il male alle braccia, i volti impolverati e stravolti e soprattutto  la voglia di rifarla ancora.
Provare per credere. 




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Grazie a Leonardo Brachetti per il berretto.....e l'invito a La Marzocchina
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    Ottobre 2017

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