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GC'95 NO LIMITS 

30/8/2016

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Ve lo ricordate quel vecchio spot  dell’ orologio che recitava No Limits: resisto a tutto tranne che alle passioni?
Ecco, per me è lo slogan perfetto per il weekend che si è appena concluso, scandito da 3 sfide davvero emozionanti, tanti tantissimi km e altrettanta adrenalina.
Perché sembrava che il tempo si fosse fermato, con  le tranquille pedalate di agosto, le salite spensierate e le allegre scorribande estive e invece.. tic tac è scattata l’ora di  ripartire così,  lontani da casa, oltre i confini, fuori dagli schemi.
Il via l’ha dato Michelangelo Pacifico, il ciclista outsider  di  casa GC’95, quello che vedi raramente solo perché raramente si ferma ma che sai che sta bene perché leggi su Facebook che sta facendo everesting sul  Cuvignone o sta attraversando un paio di regioni  in sella alla sua bici.  
Con la  sua ultima impresa, l’ Ultracycling Dolomitica  ci ha tenuto incollati  agli smartphone da venerdì sera , a controllare gli  spostamenti sullo schermo  mentre  lui attraversava 3 regioni, percorreva 624 km per 16mila metri di dislivello e scalava 16 passi dolomitici ,  praticamente senza mai fermarsi, seguito  dall’ammiraglia guidata dall’amico e compagno di bici Antimo Di Palma  e dalla sorella Veronica, fino al traguardo tagliato domenica 28 agosto:  36 ore 18 minuti e un numero imprecisato di pedalate  dopo la partenza. 
Di sicuro Michelangelo l’orologio non l’avrà neanche mai guardato, perché a differenza delle altre gare  nelle prove di  ultracycling ( e questa era la più dura del mondo)  non ci sono avversari né classifiche, il risultato fondamentale non lo fa il tempo, anche se in questo caso gli ha garantito un posto per la Race Across America,  ma  la distanza che percorri  e noi ciclisti sappiamo che  questa si misura  un po in km e molto in  emozioni, soprattutto là dove la sfida è con te stesso e i tuoi limiti.
​
Un’occhiata alle lancette l’avranno invece  buttata sicuramente oltre confine, a Solden nella valle tirolese dell Otztal, Antonio Piciaccia e Domenico Ricci. Anzi due: la prima alle 06.45 am  di domenica, alla partenza della 36°edizione della Granfondo più dura d’ Europa, la Otztaler Radmarathon,  e la seconda alle ore 16.03  /  16.13 di domenica pomeriggio.
Per concludere la sfida più difficile delle Alpi, lunga 238km per  5.500 metri di dislivello, attraverso i passi Giovo e Rombo in direzione Brennero, i nostri due temerari hanno impiegato rispettivamente 9h18min il primo e 9h28min il secondo, sfidando si se stessi ma anche altri 4498 atleti provenienti da 34 diverse nazioni rappresentati da 1977 squadre. 
In questo circuito estremo, fatto di lunghe salite e pendenze assassine che a vederne  il profilo altimetrico sembrerebbe un elettrocardiogramma impazzito,  hanno raggiunto   il loro obiettivo  che era quello di arrivare fino in fondo e l’hanno  fatto lasciando  il segno, portando il GC’95 in vetta alle classifiche: su 88 piemontesi partecipanti Piciaccia si è classificato 15 esimo e Ricci 22 esimo.  
La Otztaler era  per loro   la sfida più attesa dell’anno, quella a cui hanno dedicato mesi di preparazione e sacrifici, la più difficile, quella che oggi regala  la soddisfazione più grande. A loro che nonostante una lunghissima stagione ciclistica sono riusciti a portare a termine l’impresa da sempre sognata   e a noi, che li abbiamo visti mettersi alla prova  e superarsi ancora una volta.

​
Ci sono poi  gare in cui a scandire il tempo non  è  tanto l’orologio quanto il ritmo del tuo cuore, le tue pulsazioni, il   tuo desiderio di correre e la tua volontà  di soffrire per raggiungere il traguardo e alzare le mani verso il cielo, quel cielo che in fondo è poi l’ unico limite di fronte cui ci si può fermare.  
Così per l’ultima impresa che ha chiuso il weekend,  quella di Riccardo Preda, 36esimo assoluto   domenica a Bossolasco, nell’alta lunga cuneese   dove ha attraversato vigneti e noccioleti per 120km di percorso,  scalato  6 salite, una dietro l’altra, sotto un caldo davvero opprimente e  portato a termine  in poco più di 3 ore una Granfondo che gli addetti al lavoro definiscono maratona per la sua difficoltà.   L’ arrivo in volata con un’azione  ancora carica di entusiasmo  e  poco più in la  del traguardo,   ancora allucinato come dice lui, prima  di bere dalla bottiglietta che gli allungavo, si gira  a ringraziare  e stringere la mano  al ragazzo che gli ha fatto compagnia negli  ultimi estenuanti chilometri.  
In quel momento avrei fermato il tempo e avrei scattato una fotografia da tirare fuori quando ti chiedono perché ti piace così tanto il ciclismo?


Quando guardo  l’orologio io, è già quasi sera ed è ora di fare rientro  a casa. 
Penso a tutta la gente che ha pedalato questo weekend, me le immagino raccontare la loro fatica   in auto  al compagno di squadra, alla moglie o al padre  così come si racconta un sogno.
Penso ai miei ragazzi e sono sicura che loro stanno invece già pensando alla prossima esperienza.
Penso a questo mondo, al  ciclismo  dove tutto diventa leggendario proprio per questo motivo: perché anche la più piccola delle imprese dimostra che la vera sfida è sempre contro se stessi,  che di fronte ai propri limiti non  ci si ferma e che si può resistere  a tutto tranne che alla passione  che trasforma  in energia i luoghi e momenti  che attraversi e soprattutto che se hai qualcuno con cui condividere tutto questo, anche la più piccola delle imprese diventa straordinariamente magica. 
Si è concluso così un weekend straordinario, talmente carico di chilometri che avrei potuto raggiungere la Sicilia e così alto che avrei potuto scalare  un pezzo di Himalaya , ma soprattutto così appassionato che non vedevo l’ora di raccontarlo a qualcuno. 


Graziana Antoci
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